"Non voglio più avere paura..."
"Non voglio più sentire questa ansia..."
"Non voglio arrabbiarmi..."
"Non voglio sentirmi così triste..."
Mi dicono le persone quando mi chiedono aiuto.
Ma noi non dobbiamo eliminare le emozioni, le dobbiamo ascoltare, perchè ogni emozione che noi proviamo ha qualcosa di utile da comunicarci.
Quando proviamo un'emozione tutto il nostro organismo si attiva: con il pensiero valutiamo ciò che sta succedendo e con il corpo ci prepariamo ad affrontare la situazione.
Dunque l'emozione che proviamo, non solo è fisiologica, ma è anche utile.
Paul Ekman, un illustre studioso delle emozioni, considera le emozioni come strategie di sopravvivenza nell'ambiente.
Infatti, secondo Ekman, l'emozione che insorge subito dopo la comparsa di uno stimolo ha un valore evoluzionista e funzionale alla sopravvivenza perchè attiva l'organismo in vista di un adattamento con l'ambiente.
Per esempio, se quando vado a fare il bagno al mare ho paura di allontanarmi dalla riva, quella paura mi sta avvisando che prima di nuotare in acque alte devo, non solo saper nuotare bene, ma anche fare una valutazione dei possibili rischi; allo stesso modo se mi arrabbio perchè il mio collega d'ufficio arriva sempre in ritardo e tocca sempre a me svolgere anche le mansioni di sua competenza, quella rabbia che sento mi sta segnalando che dovrei affrontare la questione con il mio collega; o ancora, se provo eccessiva ansia prima di un esame, quell'ansia potrebbe essere un monito a prepararmi meglio; e così via.
La valutazione cognitiva presupposta da Ekman è molto semplice e basilare: consiste nello stabilire se lo stimolo è positivo, e quindi ci si può avvicinare, oppure negativo, e quindi richiede misure difensive.
Le emozioni sono per noi come un gps interno.
Ci segnalano la direzione verso cui dirigerci o dalla quale fare retromarcia, ma sono anche utilissime nel momento in ci troviamo a dover compiere una scelta.
Quando infatti ci troviamo di fronte ad una scelta, piccola o grande che sia, a volte scegliere una soluzione piuttosto che un'altra potrebbe risultare complesso.
Ci si può trovare bloccati davanti ad estenuanti valutazioni che finiscono per diventare mere elucubrazioni mentali con uno stato d'animo tutt'altro che piacevole.
E' allora in questi momenti le emozioni ci fanno da guida.
In questi casi, viene spontaneo far riferimento ad esiti di passate esperienze nelle quali viene riconosciuta una certa analogia con la situazione presente.
Tali esperienze lasciano tracce che richiamano emozioni e sentimenti con connotazioni positive o negative.
La scelta pertanto sarà condizionata da risposte somatiche emotive, avvertite a livello soggettivo, consapevolmente o inconsapevolmente, che fungono da indicatori della validità o meno di una certa prospettiva.
Per tornare all'esempio precedente, dell'ansia avvertita prima di un esame, se devo scegliere se sostenere l'esame ora o nella sessione successiva, quell'ansia che provo mi riporta all'esito negativo ottenuto quella volta in cui per la fretta di affrontare l'esame non avevo dedicato il giusto tempo alla preparazione e sta ad indicarmi che la decisione più funzionale per me sarebbe quella di prendermi più tempo per la preparazione e rimandare l'esame alla sessione successiva.
Al contrario, la gioia che provo al pensiero di un altro esame superato sapendo di possedere la giusta preparazione, sarà sicuramente una spinta a scegliere di affrontare l'esame ora senza inutili perdite di tempo.
Antonio Damasio, rinomato neuroscienziato, definisce questo fenomeno con il termine di marcatore somatico.
Il marcatore somatico non esclude il ragionamento, necessario per decidere e scegliere una risposta adeguata tra quelle disponibili in una determinata circostanza, ma ne velocizza il processo.
Infatti durante la risoluzione di un qualsiasi problema è facile trovarsi davanti a più alternative e quindi l'analisi deduttiva risulterà difficile e la decisione richiederà tempi troppo lunghi. Operando secondo calcoli puramente razionali si potrebbe fare la scelta sbagliata, o persino rinunciare a scegliere.
E' quindi di fondamentale importanza dare ascolto anche alle emozioni.
In questi casi il marcatore somatico, attraverso segnali corporei, che possono essere consci o inconsci, forza l'attenzione sull'esito a cui si andrebbe incontro compiendo una determinata azione e ne condiziona la scelta.
Il segnale ricevuto, escludendo alternative potenzialmente negative, ne restringe il numero, in modo da poter compiere l'analisi deduttiva con un numero minore di opzioni. "I marcatori somatici - dice Damasio - rendono più efficiente e preciso, con ogni probabilità, il processo di decisione, mentre la loro assenza riduce efficienza e precisione".
E allora iniziamo a prestare più ascolto alle nostre emozioni, invece che combatterle, ascoltiamo il messaggio che hanno per noi e seguiamolo, perchè, come diceva Bach, "la verità non ha bisogno di essere analizzata, discussa o avviluppata con tante parole. E' riconosciuta in un lampo, fa parte di te".
Come puoi fare per ascoltare e seguire le tue emozioni?
Innanzitutto riconoscerle.
Dai un nome alle tue emozioni, non limitarti a mi sento bene o mi sento male, connota il tuo stato, riconoscendo se ciò che provi è tristezza, malinconia, ansia, paura, rabbia, gioia, contentezza, e così via.
Una volta che hai dato un nome all'emozione che stai provando, inizia a chiederti:
"questa emozione che sento cosa mi vuole segnalare? Cosa mi vuole comunicare?", "a cosa mi vuole fare avvicinare? O da cosa mi vuole fare allontanare?", "quale azione mi spinge a fare o a evitare?"
E infine, non giudicare le tue emozioni: non ci sono emozioni positive o negative, partendo dal presupposto che le emozioni sono utili alla nostra sopravvivenza, fai in modo che, come il gps indica il percorso all'automobilista, le tue emozioni siano il gps che ti guida sul tuo percorso di vita.
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