Chi scegliamo come partner? E cosa sta alla base di tale scelta?
Cosa fa la differenza tra le relazioni di coppia felici e quelle infelici?
Perchè succede di vivere e mantenere nel tempo relazioni di coppia infelici?
E' possibile trovare risposta a queste domande nella teoria dell'attaccamento, formulata nella seconda metà del secolo scorso, dallo psicologo britannico John Bowlby.
In base a questa teoria l'amore adulto si costruisce già dai primi mesi di vita.
Bolwby sostiene che l'essere umano ha per sua natura la tendenza a strutturare solidi legami affettivi. Gli esseri umani sono infatti biologicamente predisposti a sviluppare relazioni intime sin dalla primissima infanzia: il neonato stabilisce una relazione preferenziale con la figura di accudimento (in primis la madre), la segue, è confortato dalla sua vicinanza e la cerca in momenti di stress.
Da questa relazione così speciale, che si sviluppa tra madre e figlio e che fornisce al bambino quel senso di sicurezza che deriva dalla presenza di un adulto che si prende cura di lui, che è capace di percepire e comprendere le sue esigenze e di provvedere con risposte adeguate, si creano delle rappresentazioni di tale relazione, dei modelli di comportamento, definiti Modelli Operativi Interni (MOI).
I MOI consistono in schemi cognitivi che rappresentano la conoscenza di sè con l'altro: prototipi di interazione che saranno poi riutilizzati nelle successive relazioni in età adulta.
Questi schemi cognitivi ci predispongono ad interagire in un certo modo con gli altri e guidano il nostro comportamento nelle successive relazioni emotivamente coinvolgenti. Possono essere più o meno funzionali in base al tipo di attaccamento, sicuro o insicuro, che si è creato nella prima infanzia con nostra madre.
Un attaccamento sicuro si sviluppa quando il bambino, nel primo anno di vita, sperimenta sicurezza, grazie ad una madre sensibile e responsiva, ovvero una madre che riconosce le richieste del piccolo e risponde prontamente e appropriatamente.
Quando invece la madre nei suoi interventi segue quasi esclusivamente il proprio volere anzichè quello del bambino, quando vive spesso sentimenti di rabbia, risentimento o rifiuto, non rispondendo adeguatamente alle richieste del bambino, allora in questi casi si crea un attaccamento insicuro.
Ogni rapporto tra madre e bambino lascia la sua impronta su tutti gli altri successivi rapporti emotivamente coinvolgenti.
I modelli di attaccamento che si sono creati durante l'infanzia, influenzano successivamente la scelta del partner e la stabilità delle relazioni affettive in età adulta.
Così che, chi ha sviluppato un modello di attaccamento sicuro tende a scegliere partner sicuri, mentre chi ha un modello di attaccamento insicuro si orienta verso partner insicuri, ma con un modello di attaccamento complementare, per confermare la propria percezione di sè e degli altri.
Secondo gli studi e le ricerche della psicologa americana Patricia Crittenden, coloro che hanno sviluppato un modello di attaccamento sicuro tendono ad orientarsi su coloro che hanno lo stesso modello di attaccamento, in quanto i soggetti sicuri sono capaci di esprimere e condividere emozioni, esperienze, di confermare la percezione di sè come degni di amore e fondare la relazione sulla fiducia reciproca.
Chi invece ha sviluppato un modello di attaccamento insicuro-ambivalente, durante l'infanzia ha sperimentato una figura di attaccamento imprevedibile, che a volte offriva contenimento e affetto e altre volte rifiuto e aggressività. Non potendo anticipare di volta in volta quale poteva essere la risposta della madre, da bambino ha imparato a vigilare costantemente su di lei, intensificando la protesta al suo allontanamento, ma senza tranquillizzarsi al suo ritorno, anzi mostrando rabbia.
Questo stesso comportamento si verifica nei confronti del partner. Infatti chi ha sviluppato questo modello di attaccamento, prova un'intensa ansia da separazione, che lo spinge a vigilare costantemente sul partner assumendone un controllo eccessivo. Senza l'altro ci si sente incompleti e non si riesce a modulare le distanze.
All'opposto, chi ha sviluppato un attaccamento insicuro-evitante, ha sperimentato una figura di attaccamento rifiutante, che non ha saputo rispondere adeguatamente alle sue richieste di aiuto, pertanto da bambino ha, in qualche modo, dovuto provvedere autonomamente a risolvere le sue difficoltà, finendo così per disattivare il sistema di attaccamento.
Pertanto, non avendo beneficiato di tale sostegno, una volta adulto ha imparato a contare solo sulle sue risorse cercando di perseguire l'autosufficienza professionale e affettiva.
Nelle relazioni affettive teme quindi la dipendenza e non riesce a sviluppare l'intimità, anzi cerca costantemente di evitarla, tendendo così a confermare la percezione di sè come non degno di essere amato e dell'altro come inaffidabile.
Le difficoltà nella relazione di coppia insorgono quando ognuno, automaticamente e inconsapevolmente, mette in atto il suo modello di attaccamento.
Per fare qualche esempio, se un individuo sicuro si lega ad un insicuro-ambivalente, si troverà a ricevere richieste insistenti ed eccessive di intimità che non sempre riesce a gestire. Pertanto, di fronte a questi eccessi tenderà ad assumere atteggiamenti di evitamento e chiusura tipici degli individui insicuri-evitanti.
Invece, se si lega ad un insicuro-evitante, la scarsa accessibilità, tipica di chi ha un attaccamento evitante, gli provocherà timore dell'abbandono, inducendolo a un comportamento tipico degli individui ambivalenti.
Se invece un individuo insicuro-ambivalente si lega ad un insicuro-evitante, l'elusione dell'intimità da parte di quest'ultimo, conferma l'insicurezza dell'individuo ambivalente aumentando il suo controllo sull'altro.
A sua volta la persona evitante, in coppia con la persona ambivalente, riceve proposte di intimità e fusionalità eccessive rispetto alle sue possibilità di soddisfarle, dunque potrebbe aumentare il comportamento distanziante per difendersi dall'invadenza.
Se invece si legano due persone evitanti, potrebbero, coltivando entrambi ampi spazi di autonomia, sentirsi rassicurati e manifestare comportamenti sicuri; così come se si legano due persone ambivalenti, la condivisione della paura dell'abbandono può accentuare comportamenti di dipendenza e rassicurare entrambi.
Questi sono solo alcuni esempi di come i modelli di attaccamento possono influire sulle nostre relazioni in modo più o meno costruttivo.
E' facilmente deducibile che le relazioni con modelli di attaccamento insicuri, essendo caratterizzate da uno schema comunicativo distorto, non siano certamente le più felici.
E allora perchè non vengono troncate?
Anche se infelici, per molti risulta più rassicurante gestire dinamiche conosciute e prevedibili, benchè disfunzionali, piuttosto che sperimentarne diverse.
Inoltre, il bisogno di coerenza fa sì che si cerchi di trovare una conferma ai propri modelli operativi interni.
Così che si sceglie quel partner che conferma le proprie aspettative su di sè e sugli altri: se si ritiene di non essere degni di essere amati, inconsapevolmente si cercherà come partner proprio chi conferma questa idea.
In pratica, i partner insicuri, con i loro comportamenti confermano ognuno i modelli mentali dell'altro.
Ed è proprio questo il meccanismo che mantiene in vita le relazioni infelici.
Cosa fare quindi per modificare e correggere tali modelli disfunzionali?
Questi modelli, in quanto acquisiti nei primissimi anni di vita, sono tendenzialmente stabili, ma non immodificabili. Infatti, successive relazioni significative, possono contribuire a correggerli e modificarli.
Nuove esperienze affettive, in cui vi sia la possibilità di stabilire una relazione diversa da quella che ci si aspetterebbe basandosi sull'esperienza di attaccamento infantile, possono favorire una riorganizzazione dei modelli di sè e della realtà.
Anche una relazione terapeutica può fornire un'esperienza emozionale correttiva e trasformativa dei propri modelli di relazione.
Ma la trasformazione da insicuri a sicuri la si può fare anche da soli se, come indica la psicologa Grazia Attili, "si inizia un processo di esplorazione del proprio modo di porsi nelle relazioni affettive attuali e di come esso potrebbe essere collegato al come si è stati trattati da piccoli".
A favorire il passaggio da insicuri a sicuri possono contribuire anche i fiori di Bach, che in questo caso assumono un ruolo prettamente evolutivo.
STAR OF BETHLEHEM: mi piace sempre ricordare che Bach l'aveva definito "balsamo dell'anima", ed è proprio per questo motivo che questo rimedio è particolarmente utile per guarire tutte quelle ferite psichiche provocate da una rapporto non ottimale con la propria madre, causa di un attaccamento insicuro.
CHESTNUT BUD: un modello operativo interno (MOI) è il risultato di esperienze ripetute più e più volte. Questo rimedio floreale aiuta a comprendere e rompere quello schema di relazione disfunzionale che si ripete automaticamente, attraverso la consapevolezza dei meccanismi disfunzionali e l'apprendimento di nuove modalità più funzionali.
WALNUT: Bach l'aveva soprannominato lo "spezzaincantesimi". Chi è intrappolato dentro un modello di attaccamento insicuro è come se fosse vittima di un brutto incantesimo. Walnut favorisce il cambiamento e il passaggio dallo schema insicuro a quello sicuro.
CHICORY: è sicuramente un rimedio utile per coloro che hanno un modello insicuro-ambivalente, caratterizzato da eccessive forme di possessività e controllo verso il partner. Supportato da HOLLY quando la possessività sfocia in manifestazioni di rabbia e aggressività.
WATER VIOLET: è invece il rimedio d'elezione per coloro che hanno un modello insicuro-evitante. Favorirà la capacità di aprirsi e condividersi con il partner, sentendosi parte integrante della relazione.
La consapevolezza del modo in cui funzioniamo, di come le nostre aspettative costruiscono la realtà, di come l'amore adulto si costruisca già dai primi mesi di vita, può essere di grande aiuto per modificare noi stessi e le nostre relazioni sentimentali.
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