I fiori di Bach stanno riscuotendo sempre maggiore interesse e fiducia per ciò che riguarda la loro efficacia curativa. Il grande creatore e genio, il dottor Edward Bach, ci ha permesso di ricevere in dono un sistema di cura così semplice e allo stesso tempo così straordinariamente efficace. Ma qual è la sua genialità? Con il sistema di Bach noi abbiamo un medicamento da una parte e una filosofia dall’altra, l’unione di un sistema di cura con un pensiero filosofico. Come a dire il cielo e la terra, l’etere rappresentato dal pensiero e la materia da una prassi terapeutica concreta.
Questo presuppone un cambio totale nel concetto di salute e malattia.
Secondo il dottor Bach, il concetto di salute va ad intersecarsi con quello di libertà.
Libertà dai propri limiti e dalla contrastante interferenza degli altri.
Ogni persona viene al mondo con la propria missione da compiere, che non consiste nel salvare il mondo o compiere qualcosa di grandioso, ma si tratta semplicemente di fare ciò che si ama, che sia semplice o più complesso, purchè in sintonia con le proprie aspirazioni.
Se non si riesce a realizzare, come la definisce Bach, la propria missione divina, disagio e malattia prendono il sopravvento.
Ma cosa ci impedisce di realizzare la nostra missione di vita?
Bach ci indica che “nel momento in cui il pensiero di un’altra persona entra nella nostra mente, esso ci distoglie dalla nostra vera strada”.
Quando invece di ascoltare i messaggi provenienti dalla nostra anima che sa sempre come e dove condurci, seguiamo quelli altrui che seppur validi non ci appartengono, perdiamo l’allineamento con il nostro Sé Superiore e di conseguenza la possibilità di vivere una vita piena, realizzata e in salute.
Per comprendere meglio questo concetto immaginiamo un bambino che ha l’attitudine per la scrittura. Prende foglio e penna e comincia a scrivere, inventa racconti, crea storie fantastiche ed evidenzia precocemente la sua personalità creativa ed ispirata. Questa passione per la scrittura cresce con lui fino a che arriva il momento in cui deve decidere a cosa dedicarsi. La sua anima, attraverso il suo anelito, il suo desiderio, la sua innata creatività, gli sta dicendo: “tu sei un grande scrittore, continua a scrivere!”.
Ma c’è anche un’altra voce, quella del padre che dice: “Tu devi diventare commercialista, perché io sono commercialista, tuo nonno era commercialista e anche tu devi essere commercialista. Avrai così la possibilità di proseguire una attività già così ben avviata.”
A questo punto inizia il conflitto tra anima e personalità: l’anima gli sta dicendo che è venuto al mondo con il dono della creatività e lo sta incitando a proseguire con la scrittura; la personalità invece teme di deludere il padre.
Pertanto la scelta sarà tra intraprendere il percorso che lo porterà a diventare scrittore e quindi ad essere coerente con i propri desideri e le proprie attitudini e di conseguenza una persona felice e in salute. Al contrario la scelta di diventare commercialista, causata dall’interferenza di un’altra persona e priva di una vocazione interna, lo porterà ad essere una persona infelice e nel peggiore dei casi malata.
Questo esempio lo si può estendere ad ogni ambito della nostra vita, dalle piccole cose quotidiane a quelle più importanti.
Quando seguiamo un percorso che non ci appartiene, apriamo le porte a frustrazione, tristezza, rabbia, noia, si possono cioè generare tutta una serie di reazioni che conducono alla malattia.
La malattia non è dunque un evento casuale o un castigo, ma il risultato ultimo di una serie di conflitti fra anima e personalità. In questi termini la malattia funge da correttivo, nel senso che è un avvertimento che indica che la strada intrapresa non è quella giusta.
Ma per quale motivo dovremmo sbagliare percorso se la nostra anima ci guida ininterrottamente?
E’ molto semplice, perché nella maggior parte dei casi non siamo capaci di ascoltarla. La voce dell’anima, che ci parla attraverso le nostre intuizioni, i nostri desideri, i nostri sogni, le nostre propensioni, è spesso soffocata dagli innumerevoli stimoli e dalle continue interferenze provenienti da ciò che ci circonda.
Ed è proprio in questi casi, quando la nostra attenzione è completamente rivolta all’esterno, che è facile perdersi.
Ci perdiamo quando ci conformiamo ad un’immagine che non è la nostra, quando ci trasformiamo in ciò che gli altri si aspettano da noi, quando seguiamo consigli che in realtà sentiamo non essere in sintonia con la nostra natura, quando soffochiamo la nostra creatività, quando non esprimiamo le nostre potenzialità, in altre parole quando non esprimiamo la nostra vera natura.
Bach ci sprona a liberarci da tutte quelle interferenze che ostacolano il nostro cammino, ma ci avverte anche che tali interferenze sono parte del percorso individuale e hanno lo scopo di fortificarci: “sono necessarie perché possiamo imparare a resistervi; in effetti possiamo considerarle come utili avversarie, semplicemente lì per aiutarci a prendere forza, a percepire la nostra divinità e la nostra invincibilità”.
Come non dobbiamo permettere che altri interferiscano nel nostro percorso evolutivo, allo stesso modo dobbiamo essere noi i primi a non interferire nell’altrui percorso. La famosa frase di M. L. King “la mia libertà finisce dove comincia la vostra”, riassume perfettamente il concetto.
Il rispetto, dal latino re-spicere, ri-guardare, guardare più volte, non è necessariamente comprensione, ma esprime il riconoscimento del valore di un altro essere vivente.
Chi ha rispetto per gli altri esseri umani, non desidera influenzarli, tantomeno controllarli o legarli a sé, al contrario il senso del rispetto dona all’altro la piena libertà di essere e di agire.
Se non ci sentiamo liberi, se ci sentiamo ostacolati nel nostro percorso, ciò è dovuto al nostro agire: o perché non sappiamo difendere il nostro territorio ed affermare la nostra individualità; oppure perché stiamo noi stessi interferendo sulla vita di altre persone e di conseguenza questo ci si riflette contro.
Ma Bach ci insegna che “Nel momento in cui noi stessi abbiamo dato completa libertà a tutto quello che ci circonda, quando non desideriamo più a lungo legare e limitare, quando non aspettiamo più qualsiasi cosa da qualcuno, quando il nostro solo pensiero è di dare per dare e mai per ricevere: in quel momento ci accorgeremo di essere liberi da tutto il mondo, i nostri vincoli si staccheranno da noi, le nostre catene si spezzeranno e per la prima volta nella nostra vita conosceremo la squisita gioia della perfetta libertà. Liberati da tutta la limitatezza umana, servitori spontanei e gioiosi solo del nostro Sé più alto”.