Tutti noi possediamo l'innata capacità di autoregolarci nell'assunzione di cibo.
In diversi studi è stato dimostrato infatti che i bambini nascono con capacità di autoregolazione alimentare che gli permettono di scegliere non solo i cibi più idonei, ma anche le quantità necessarie al loro fabbisogno nutrizionale.
Crescendo, a causa dei condizionamenti ricevuti, perdiamo questa capacità innata di nutrirci secondo i nostri reali bisogni a favore di un modo di alimentarci automatico, arrivando a mangiare oltre il punto di sazietà senza ascoltare più i nostri reali bisogni, senza apprezzare veramente il cibo che ingeriamo, oppure tendiamo a mangiare per noia o per gestire emozioni spiacevoli, senza neppure rendercene conto.
Tutto questo lo impariamo quando siamo ancora piccoli.
Negli anni 30 fu effettuato un esperimento da una pediatra americana, Clara M. Devis, che ha messo in evidenza come i bambini, entro una certa età, sono in grado di gestire il proprio comportamento alimentare in maniera del tutto istintiva.
L'esperimento fu effettuato su bambini dai 6 agli 11 mesi che non avevano ancora assaggiato alcun alimento che non fosse il latte; questo perchè la Devis voleva che i bambini non solo non avessero mai assaggiato cibo ma che non fossero ancora stati influenzati dai pregiudizi degli adulti. A questi bambini è stata offerta una diversa varietà di cibo e si è osservato come i bambini mangiassero un appropriato numero di calorie con una distribuzione adeguata tra i vari nutrienti.
Ciò che la Devis riuscì a dimostrare, è che questi bambini furono in grado di assumere il giusto apporto calorico previsto per la loro fascia d’età, di fronte al cibo si comportavano come se fossero guidati da un nutrizionista interiore. Nessuno glielo aveva insegnato, riuscivano a regolarsi in maniera innata.
Successivamente, nel 2000, attraverso un esperimento effettuato da tre ricercatori del Nutrition Department del Pennsylvania State University, si è riscontrato che i bambini di 3 anni, di fronte ad un’abbondante porzione di pasta al formaggio, riuscivano a mangiarne la giusta quantità.
Nessuno gli diceva quando fermarsi, loro da soli riuscivano a gestire la quantità adeguata.
Questa capacità viene persa a partire dai 5 anni, infatti a questa età i bambini tendono a mangiarla tutta.
E' proprio in questa fascia di età, quella che va dai 3 ai 5 anni, che i condizionamenti sull'alimentazione iniziano ad attecchire.
Di quali condizionamenti stiamo parlando?
Tutti noi veniamo condizionati in tanti campi, tra cui quello alimentare, ci basta pensare semplicemente alle frasi che abbiamo sentito ripetere più e più volte da genitori, nonni, parenti, adulti di riferimento, come per esempio "mangia tutto quello che hai nel piatto", "se vuoi il dolce finisci prima tutta la carne", "se vuoi andare a giocare devi finire di mangiare", "fai contenta la mamma, mangia tutto", e via dicendo.
Ma anche l'abitudine di distrarre il bambino per invogliarlo a mangiare, come fare l'aereoplano, farlo giocare mentre gli si dà da mangiare, o fargli guardare la tv.
Tutto questo, ripetuto più volte, porta il bambino ad ignorare il suo senso di sazietà e a non essere attento al sapore dei cibi, che si traduce in una inconsapevolezza alimentare che ci accompagna poi nell'età adulta.
E così da adulti abbiamo il problema di non riuscire a riconoscere il senso di fame o sazietà, il cibo che ci va o che non ci va, se abbiamo problemi di sovrappeso o di salute ci rivolgiamo ad un nutrizionista che ci indica cosa e come mangiare.
Paradossalmente, il doversi attenere ad un piano nutrizionale, alimenta ancora di più l'incapacità di riconoscere i nostri naturali fabbisogni alimentari. Ci affidiamo ad un programma che ci impone di mangiare determinati alimenti in determinate quantità e di evitare altri alimenti. Ci affidiamo a norme esterne senza ascoltare il nostro corpo e i suoi bisogni.
Per un determinato periodo questo può portare anche dei risultati soddisfacenti, ma nel medio e lungo periodo inizia a non essere più sostenibile perchè ogni divieto alimenta la desiderabilità del cibo evitato. Si iniziano così a desiderare sempre di più quei cibi negati, vietati, evitati, con il risultato che si è più predisposti ad un periodo di abbuffate.
Come recuperare allora quell'innata capacità di autregolazione che avevamo da bambini?
Al timone del nostro metabolismo c'è l'ipotalamo che, con i suoi segnali chimici, comunica al cervello quando è ora di iniziare a mangiare e quando è il momento di smettere. E' un pò come un termostato fissato alla temperatura ideale per noi.
Possiamo dire semplicemente che il nostro cervello è settato su un range di peso che è il nostro giusto peso, cioè quel peso che dobbiamo mantenere per stare bene, senza andare in eccesso, ma nemmeno in difetto. L'ipotalamo tende a riportarci sempre a questo peso, se prendiamo un pò di peso in più tende a farcelo perdere, allo stesso modo se ne perdiamo troppo tende a farcelo guadagnare. Se noi lo lasciamo fare sa esattamente ciò di cui abbiamo bisogno: il nostro corpo non ci fa sbagliare.
Ma se noi mangiamo in modo distratto, gestiamo le nostre emozioni con il cibo, non ascoltiamo il nostro senso di sazietà, insomma, fingiamo che questo termostato non esista, ovviamente il nostro termostato andrà in tilt.
A ripristinare il buon funzionamento del nostro termostato ci possono aiutare i rimedi floreali e la mindfulness.
I rimedi floreali ci aiutano a gestire meglio le emozioni spiacevoli, quelle emozioni che spesso vengono tamponate con il cibo, ci aiutano a cambiare quei comportamenti che sono responsabili di un mal funzionamento del nostro metabolismo e ci aiutano più in generale a ritrovare un maggiore equilibrio psicofisico.
La mindfulness applicata all'alimentazione diventa mindful eating: un approccio innovativo alla scoperta di un'alimentazione consapevole.
La mindful eating, a differenza delle diete, non ti dà prescrizioni su quali cibi devi o non devi mangiare, non ti dà qualcosa in più, ma ti aiuta a togliere condizionamenti non funzionali, come per esempio il condizionamento emozione negativa-cibo, o il condizionamento televisione-cibo, oppure quello contesti sociali-cibo, e così via, tutti quei condizionamenti che hanno, in un modo o nell'altro, legato il cibo ad una funzione diversa da quella del nutrirsi piacevolmente in armonia con i propri bisogni.
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